top of page
Eraldo Martucci

Atrio dell'Ateneo Bruni: Figaro su, figaro giù…!

Un carnevale di note e contaminazioni per “Figaro su, Figaro giù…! Rossini e il Barbiere: tutta un’altra storia”, una libera rivisitazione del “Barbiere di Siviglia” di Gioachino Rossini e di Paisiello, andato in scena con successo al Festival della Valle d’Itria di Martina Franca (replica il 3 agosto al Fossato del Castello di Otranto. Uno spettacolo volutamente pop pizzicato dalla tarantola, pur nel rispetto della musica dei due grandi compositori, che ha unito per la prima volta tre istituzioni culturali e musicali pugliesi: la Fondazione “La Notte della Taranta”, la Fondazione “Carnevale di Putignano” (il più antico d’Europa) e naturalmente il Festival della Valle d’Itria. Il tutto con la partecipazione di Elio.


E’ chiaro che un approccio critico deve tener presente che si tratta di un’operazione particolare che, come ha sottolineato il regista Gianmaria Aliverta, «mira al coinvolgimento del maggior numero di persone possibile anche quanti non sono abituali frequentatori della lirica». La storia prende avvio da un antefatto: siamo in un paesino del Sud Italia, dai fasti magnogreci, dove un giovane di nome Bartolo viene morso da una tarantola, interpretata da un divertente e misurato Elio, che dà il via alla storia d’amore.


Un’operazione che non può dunque essere valutata secondo i criteri tipici dell’opera, non fosse altro che mancava il requisito fondamentale: cantare, suonare e recitare senza microfoni. C’era d’altronde molta curiosità sull’incontro di Rossini e Paisiello con il mondo della “pizzica”, che negli ultimi vent’anni ha quasi monopolizzato il panorama musicale salentino. D’altra parte, in pieno boom di musica New Age, non poteva mancare nel nostro territorio un ritorno di interesse per il tarantismo e per le sue danze legate, come è noto, ad una funzione di terapia coreutico-musicale contro il morso del ragno “taranta”.


Interesse che, a quasi sessnt'anni dalla pubblicazione del celebre scritto di Ernesto De Martino dal titolo “La terra del rimorso”, ha dunque trovato nuova linfa ed un’originale modalità operativa. D’altronde tarantismo e tarantella, sotto l’aspetto più propriamente musicale, sono danze che hanno avuto sempre un’influenza sulla musica “colta”. Le più antiche testimonianze compiute che abbiamo delle formule musicali del tarantismo si devono, nel corso del ’600, ai Gesuiti dei collegi di Lecce e Taranto. Per quest’ordine, tra l’altro, la musica era il mezzo per rendere più efficace il processo di evangelizzazione. Fu così che un Gesuita tedesco, ma residente a Roma, Attanasio Kircher, chiese ai confratelli di Lecce e Taranto di fornirgli gli incisi musicali utilizzati dai terapeuti salentini per guarire le donne ed i maschi di giovane età affetti dal tarantismo. Queste formule furono pubblicate nel 1641.


Con l’ingresso nel repertorio colto queste tarantelle non conservarono più la loro funzione terapeutica ma furono trasportate altrove, con finalità non più terapeutiche ma di intrattenimento edonistico. E nel corso dell’Ottocento queste danze divennero una moda musicale e moltissimi compositori si cimentarono almeno una volta nella loro carriera. Tra questi ovviamente anche Rossini, la cui celeberrima “Danza” ha aperto il secondo atto dello spettacolo confluendo poi in piena armonia sul tema della pizzica affidato alla bravura di due ballerini.


Ed è stato proprio in questo atto che la contaminazione è diventata più presente ma mai ingombrante (c’è stato pure un divertente Mambo). Uno spettacolo nel complesso gradevole - i cui testi sono stati ideati da Francesco Micheli, il progetto scenico da Benito Leonori e i costumi da Sara Marcucci e Francesco Bondì - che ha trovato nell’allestimento frizzante e “televisivo” uno dei punti di forza, grazie anche alle bellissime statue del Carnevale di Putignano che si ispiravano ad atmosfere decisamente felliniane.


Per quanto riguarda la parte prettamente musicale, si è già detto che l’uso dei microfoni, in una serata peraltro disturbata dal vento, ha inevitabilmente un po’ penalizzato le dinamiche, e di questo ha leggermente sofferto la pur lodevole Orchestra Ico “Magna Grecia” di Taranto, diretta con professionalità da Giuseppe Grazioli, che in questa occasione si è unita alla non meno valida Orchestra Popolare “La Notte della Taranta” con la consulenza musicale di Daniele Durante. Esemplare il Corpo di ballo de “La Notte della Taranta” con i solisti Laura Boccadamo, Carla Del Giudice, Fabrizio Nigro e Nicola Simonetti.


Nel cast (le riserve sull’uso del microfono valgono ovviamente anche per le voci), ha brillato la Rosina di Maria Aleida, il soprano americano che sette anni fa debuttò in Italia proprio al festival di Martina Franca, disimpegnandosi molto bene nel ruolo di Zenobia nell’“Aureliano in Palmira” dello stesso Rossini. Ha confermato anche in questo caso le sue buone doti vocali, che hanno avuto modo di farsi apprezzare nelle agilità e nel bel registro acuto.


Ben caratterizzato il Conte, in questo caso diventato d’Acquaviva come omaggio alla vicina località pugliese, del tenore David Ferri Durà, dal timbro duttile e gradevole, che ha dato sfoggio della sua bravura sin dall’inizio eseguendo con intensità l’aria di Lindoro dal “Barbiere” di Paisiello.


Baritono dal non grande volume, Daniele Terenzi è stato un efficace Figaro anche sul piano interpretativo, peraltro “dividendosi” con il suo alter ego Elio.

Bravissimo il basso Peter Kellner, in possesso di una voce profonda ed estesa che ovviamente è emersa nella “Calunnia”. Irresistibile anche scenicamente nelle sue pose volutamente “effeminate”. Da copione il Bartolo burbero, avido e scaltro reso in tutte le sue sfaccettature dal baritono Marco Filippo Romano, che si è anche cimentato senza sfigurare nel ballo della pizzica con tanto di tamburello. Efficace la Berta di Hannah Fraser, proveniente dall’Accademia del Belcanto “Rodolfo Celletti”. E divertente la prestazione di Ambrogio, detto “lo svegliato” Davide Gasparro. Alla fine grandi applausi per tutti i protagonisti.


La recensione si riferisce alla serata del 21 luglio 2018.


Eraldo Martucci



"Efficace la Berta di Hannah Fraser, proveniente dall’Accademia del Belcanto “Rodolfo Celletti”

bottom of page